Chiusa l’inchiesta sull’incendio alla ditta Omnia di Licata: 16 indagati e tre arresti. Contestati reati ambientali, estorsione, furti e un tentato omicidio. Indagini tra Licata, Ravanusa e Campobello.
Un’indagine svela una rete di reati tra Licata, Campobello e Ravanusa
L’inchiesta della Procura di Agrigento sull’incendio che ha devastato il deposito rifiuti della ditta Omnia a Licata è giunta a conclusione: sedici persone risultano indagate, tre delle quali già arrestate nei mesi scorsi.
L’indagine, condotta dai carabinieri sotto il coordinamento della pm A. Battaglia, ha ricostruito non solo le responsabilità dirette del rogo, ma anche uno spaccato allarmante di violenza e criminalità organizzata tra Campobello di Licata, Ravanusa e Licata.
Il maxi rogo e le conseguenze ambientali
L’incendio, divampato nel gennaio 2024 alla periferia di Licata, aveva generato una nube tossica che portò alla chiusura delle scuole e a gravi preoccupazioni sanitarie. Il fuoco fu domato solo dopo settimane, ma i danni ambientali furono ingenti. Le analisi evidenziarono la presenza di diossine, aggravando il quadro accusatorio nei confronti di chi avrebbe pianificato ed eseguito l’atto.
Le accuse contestate
Ai principali indagati viene contestato l’incendio doloso aggravato con finalità lesive della salute pubblica. Gli inquirenti attribuiscono ruoli diversi: ideatori, esecutori materiali e fiancheggiatori. Ma l’inchiesta ha portato alla luce anche:
- Estorsioni con minacce e violenze
- Furti aggravati in abitazioni e impianti pubblici
- Ricettazione
- Detenzione di armi
- Un episodio di tentato omicidio ai danni di un senzatetto
- Un caso di omertà, con il rifiuto di fornire informazioni ai magistrati
Una rete criminale radicata
Secondo quanto emerso, gli episodi non sono isolati: si tratterebbe di azioni coordinate, in parte legate alla gestione dei rifiuti e in parte a dinamiche criminali territoriali. Il filone investigativo ha richiesto oltre dieci mesi di lavoro e ha coinvolto anche intercettazioni e pedinamenti.
I prossimi passi
Gli indagati, tra cui persone residenti nei tre comuni coinvolti, saranno ora chiamati a difendersi dalle accuse in sede giudiziaria. La Procura ha notificato l’avviso di conclusione indagini, preludio all’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.