Un avvocato fa troppe domande per preparare la difesa, ma i boss mafiosi non gradiscono: “Ci fazzu cusire la bocca subito”. Minacce agghiaccianti emerse dalla nuova maxi inchiesta antimafia ad Agrigento e Porto Empedocle.
Le cosche mafiose di Villaseta e Porto Empedocle tornano a far parlare di sé, questa volta per un episodio surreale e inquietante. Un avvocato del foro di Agrigento, colpevole solo di voler fare il suo mestiere, è finito nel mirino dei clan. La sua "colpa"? Avere fatto troppe domande.
Durante un colloquio con il proprio assistito – un uomo coinvolto in diverse vicende giudiziarie e ritenuto vicino agli ambienti mafiosi – il legale aveva cercato di ricostruire i fatti per impostare una strategia difensiva. Ma quella richiesta di chiarezza è bastata a far scattare l’ira dei vertici mafiosi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta della DDA di Palermo.
“Ci fazzu cusire la bocca subito”
Questo il messaggio intimidatorio scambiato tra due esponenti ai vertici delle cosche, intercettato dai carabinieri.
Le intercettazioni parlano chiaro: per i boss, le domande dell’avvocato sarebbero state troppo scomode, un intromettersi in dinamiche che dovevano restare coperte. Da qui la richiesta di “intervento” immediato per metterlo a tacere.
Il contesto: guerra interna e piombo facile
Il cliente del legale, protagonista di diverse vicende criminali (tra cui un conflitto a fuoco tra esponenti di clan rivali e minacce armate a danno di un’attività commerciale), si era affidato all’avvocato dopo essere finito nuovamente in guai giudiziari. Ma l’assistenza legale ha rischiato di trasformarsi in una condanna: per la mafia, chi fa domande è una minaccia.
Terzo blitz in sei mesi: la mafia sotto assedio
Questo nuovo dettaglio emerge dall’ultima operazione antimafia che ha portato all’arresto di 13 persone, la terza offensiva delle forze dell’ordine in soli sei mesi. Un’inchiesta che ha fatto luce su un sistema criminale compatto, armato e pervasivo, dove l’omertà è legge e persino chi difende rischia di diventare un bersaglio.
La giustizia non si ferma
Nonostante minacce, intimidazioni e tentativi di silenziare anche gli avvocati, lo Stato continua a rispondere. L’inchiesta prosegue, e la rete si stringe sempre di più attorno ai clan.