Il deputato regionale Ismaele La Vardera annuncia con orgoglio il primo risultato concreto della norma che porta il suo nome. “Siamo la prima Regione d’Italia a garantire un futuro lavorativo a queste donne”.
La notizia
Un passo storico per la Sicilia e per l’Italia. Sono state assunte le prime due donne vittime di violenza all’interno del comparto pubblico, in attuazione della cosiddetta “Legge La Vardera”, approvata due anni fa dall’Assemblea regionale siciliana.
L’annuncio arriva direttamente dal deputato regionale e leader di Controcorrente Ismaele La Vardera, che si è detto “felicissimo” per la notizia:
Il duro lavoro ripaga sempre. Siamo la prima Regione in Italia ad aver assunto due donne vittime di violenza e questo mi rende immensamente orgoglioso. Tra loro ci sarà anche Barbara Bartolotti, che avevo portato alla ribalta nazionale nella trasmissione di Giletti.
Due anni di attesa
La legge, fortemente voluta da La Vardera, aveva richiesto quasi due anni per trovare piena attuazione. Ora, con queste prime assunzioni, diventa realtà l’obiettivo di offrire dignità, stabilità economica e un futuro diverso a donne che hanno vissuto esperienze drammatiche.
La misura non riguarda solo le vittime, ma anche gli orfani, che avranno l’opportunità di accedere a percorsi di inclusione e sostegno.
Il commento politico
La Vardera ha anche lanciato una stoccata al presidente della Regione Renato Schifani, accusandolo di volersi intestare meriti non suoi:
Non capisco come il governatore, ancora una volta, dopo il caso Mondello, si prenda meriti che non ha. Far passare per suo un provvedimento che tutti sanno essere stato voluto da me dimostra il suo livello politico. Ma alla fine ciò che conta è il risultato: oggi siamo primi in Italia, e questo è ciò che conta davvero.
Un primato per la Sicilia
Al di là delle polemiche politiche, la Sicilia si colloca per una volta in testa al Paese: è la prima Regione d’Italia a tradurre in pratica una norma di questo tipo, aprendo la strada ad altre esperienze simili in futuro.
Per le vittime di violenza, questa rappresenta una svolta: un lavoro stabile e sicuro che diventa strumento concreto di rinascita personale e sociale.