Appalti truccati, mazzette e sequestri: l’inchiesta si sposta da Agrigento a Palermo. Il Riesame azzera tutto

Inchiesta “Appalti e mazzette”: colpo di scena giudiziario, via la competenza ad Agrigento

Nuovo terremoto nell’inchiesta "Appalti e mazzette" che scuote il sistema degli appalti pubblici in provincia di Agrigento. Con una decisione che ha già fatto discutere, il Tribunale del Riesame di Palermo ha dichiarato l’incompetenza territoriale del Gip di Agrigento, facendo ripartire l’intera inchiesta da zero. A rivelarlo in anteprima è Grandangolo Agrigento, che in un ampio approfondimento pubblicato nei giorni scorsi ha parlato di “una vera e propria rivoluzione giudiziaria”.



La decisione del Riesame: Agrigento fuori, passa Palermo

A firmare la clamorosa ordinanza sono stati i giudici del Collegio del Riesame di Palermo – Antonia Pappalardo, Annalisa Tesoriere e Simona Di Maida – che lo scorso 6 giugno hanno stabilito che la competenza territoriale per la maxi-inchiesta spetta al Gip del Tribunale di Palermo. Di conseguenza, “gli atti devono essere trasmessi al pubblico ministero presso il Tribunale di Agrigento per le relative determinazioni”, come si legge nel dispositivo citato da Grandangolo.

Questa decisione annulla di fatto gli arresti, i sequestri e le misure cautelari finora emesse, comprese quelle riguardanti i 300mila euro già bloccati a vario titolo. Adesso, tocca al giudice palermitano – che ha venti giorni di tempo dalla ricezione degli atti – valutare se adottare nuovi provvedimenti restrittivi o lasciar cadere quanto già deciso ad Agrigento.


Appalti pilotati e favori a imprese “amiche”

Come già ricostruito da Grandangolo Agrigento, l’inchiesta guidata dalla Procura di Agrigento – sotto la direzione del procuratore Giovanni Di Leo – ipotizza un vasto sistema corruttivo per alterare gare pubbliche, aggiudicare appalti e ottenere denaro e favori in cambio di incarichi. Il nome chiave resta quello di Sebastiano Alesci, super dirigente in servizio in diversi enti locali della provincia e ritenuto “il terminale operativo” di un’associazione che operava “in violazione dei doveri di fedeltà e imparzialità”, secondo l’ordinanza ora annullata.

Secondo gli atti, Alesci avrebbe ricevuto 25 mila euro e lavori gratuiti presso una tenuta di sua proprietà, tramite l’intermediazione di Luigi Sutera Sardo, anche lui indagato e inizialmente finito ai domiciliari. Tutto parte dal ricorso proprio dell’avv. Maria Alba Nicotra, difensore di Sutera Sardo, che ha fatto scattare il pronunciamento del Riesame.


I provvedimenti annullati: arresti e sequestri

Con la dichiarazione di incompetenza, vengono annullate le misure nei confronti di Sebastiano Alesci, Diego e Federica Caramazza, Carmela Moscato e Luigi Sutera Sardo. Come riporta Grandangolo, il collegio ha anche annullato il capo D dell'accusa per corruzione, ritenendo non sufficientemente gravi gli indizi di colpevolezza.

Tornano dunque in discussione gli arresti domiciliari, già ridimensionati nei giorni scorsi, e i sequestri di denaro, alcuni dei quali già revocati, ma nuovamente disposti in via d’urgenza dalla Procura agrigentina. Il sequestro urgente ha riguardato – sei giorni dopo la dichiarazione di incompetenza – 188.800 euro a Carmela Moscato, madre dei Caramazza, 35 mila euro a Federica Caramazza, 7.900 euro a Diego Caramazza, 50 mila euro a Vittorio Giarratana e 17.850 euro allo stesso Alesci.

Secondo i magistrati Di Leo e Rita Barbieri, “appaiono certi i rischi di dispersione delle somme”, come riporta testualmente Grandangolo.


Una “tangentopoli agrigentina”?

Il quadro, così come ricostruito dal settimanale Grandangolo già nel mese di maggio, è quello di una vera e propria “tangentopoli in salsa agrigentina”, con una fitta rete di imprenditori, dirigenti pubblici e funzionari coinvolti in una presunta gestione illecita degli appalti. Tra i nomi noti figurano anche l’ex assessore regionale e deputato Roberto Di Mauro, diversi dirigenti comunali e Giovanni Campagna, segretario particolare dello stesso Di Mauro.

Tra gli appalti finiti nel mirino, la riqualificazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata, la strada provinciale 19 Salaparuta–Santa Margherita Belice, e un progetto da oltre 37 milioni di euro per la rete idrica di Agrigento, con stazione appaltante AICA.


Le motivazioni complete entro 45 giorni

Per ora si conosce solo il dispositivo della decisione del Riesame. Le motivazioni dettagliate saranno depositate entro 45 giorni. Solo allora si capirà se, e in che modo, le nuove autorità giudiziarie palermitane decideranno di proseguire con nuove misure o se lasceranno cadere parte delle contestazioni formulate inizialmente.


La storia continua

Come conclude Grandangolo Agrigento, “la storia continua” e ora si apre una nuova fase. Un’inchiesta che prometteva di scoperchiare un sistema radicato di illegalità nella gestione degli appalti pubblici, oggi si trova davanti a una ripartenza obbligata, con tempi più lunghi, nuove valutazioni e l’incognita su eventuali colpi di scena futuri.

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