Sicilia, tredici persone indagate e cinque arresti nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarità negli appalti pubblici. Le indagini riguarderebbero anche ex funzionari e imprenditori.
Indagine su appalti pubblici in Sicilia: tredici indagati
Secondo quanto emerge da un decreto della Procura di Agrigento, sarebbero in corso accertamenti su un presunto sistema di irregolarità in diversi appalti pubblici in Sicilia. Tredici le persone che risulterebbero indagate, e per cinque di loro sarebbe scattato un provvedimento cautelare. Tra questi, due uomini originari di Favara si troverebbero in carcere, mentre altri tre soggetti – tra cui un ex dirigente comunale – sarebbero stati posti ai domiciliari.
Ipotesi di un sistema corruttivo diffuso
L’indagine ipotizzerebbe un articolato sistema di influenze illecite che avrebbe coinvolto professionisti, tecnici e funzionari pubblici. I sospetti si concentrerebbero su appalti per lavori pubblici, tra cui interventi infrastrutturali, impianti di trattamento rifiuti e la ristrutturazione di uno stadio comunale.
Possibili irregolarità nei bandi di gara
Tra le gare oggetto di attenzione investigativa vi sarebbe quella per la strada provinciale tra Salaparuta e Santa Margherita di Belice, con un valore stimato di 2,4 milioni di euro. Secondo l’ipotesi accusatoria, l’appalto potrebbe essere stato assegnato in cambio di tangenti. Le somme, che sarebbero transitate da più mani, sarebbero state in parte già versate.
Focus anche su impianti sportivi e rete idrica
Un altro appalto sotto la lente d’ingrandimento sarebbe quello per la ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata. Alcuni degli indagati avrebbero ottenuto subappalti ritenuti non conformi, per un importo complessivo che si aggirerebbe attorno ai 450 mila euro.
Un’altra commessa di rilievo – si legge nel provvedimento – riguarderebbe i lavori per la rete idrica di Agrigento, per un valore di circa 37 milioni di euro. Anche in questo caso si ipotizzerebbero anomalie nelle procedure e presunte offerte anomale.
Sospetti su appalto per impianto rifiuti a Ravanusa
Nell’ambito dell’inchiesta, ci sarebbe spazio anche per verifiche sul progetto per la realizzazione di un impianto di trattamento rifiuti a Ravanusa, per un valore complessivo superiore ai 20 milioni di euro. I lavori sarebbero stati aggiudicati a una società con sede in provincia di Catania, e le verifiche riguarderebbero la regolarità dell’intera procedura.
Ipotesi di associazione per delinquere
Le ipotesi investigative configurerebbero un presunto quadro sistemico, con l’intento – secondo quanto riportato nel decreto – di mantenere il controllo di risorse e fondi pubblici, anche di origine europea. La presunta rete avrebbe agito in più comuni dell’Agrigentino e non solo.
Parla il legale di uno degli indagati
Uno degli indagati, sindaco in carica di un comune del Catanese, sarebbe difeso dall’avvocato Carmelo Peluso, il quale ha dichiarato che il proprio assistito si considererebbe estraneo a ogni addebito. Il legale avrebbe aggiunto che si attende di conoscere con precisione il contenuto delle accuse per predisporre eventuali elementi di difesa.
Conclusione e cautela
Al momento, è importante sottolineare che si tratta di ipotesi investigative e che sarà la magistratura, a fare piena luce sulla vicenda. Tutti gli indagati sono da ritenersi presunti innocenti fino a eventuale sentenza definitiva.